La stele di Vicchio
È ora disponibile il video dell’incontro di studi del 15 maggio 2023, in connessione con la prima esposizione al pubblico della Stele di Vicchio al Museo d'arte della Fondazione Luigi Rovati: un documento epigrafico unico per l’estensione delle sue iscrizioni, uno dei tre testi più lunghi in lingua etrusca finora ritrovati.
Introduzione, saluti, conclusioni
Giovanna Forlanelli - Presidente Fondazione Luigi Rovati
Giulio Paolucci - Conservatore Fondazione Luigi Rovati
Antonella Ranaldi - Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e per le province di Pistoia e Prato
La Stele di Vicchio
Gregory Warden -Southern Methodist University
Il santuario etrusco di Poggio Colla e la stele di Vicchio
Phil Perkins - The Open University
Il primo abitato di Poggio Colla e la stele di Vicchio
Maurizio Forte, Nevio Danelon, Alex Pieroni, Anna Port, Augustus Wendell - Duke University
La stele di Vicchio fra simulazione, realtà virtuale e ontologie digitali
Adriano Maggiani - Università Ca' Foscari
Le iscrizioni della stele. Quasi un palinsesto
Enrico Benelli - Università Roma Tre
Riflessioni sulla stele di Vicchio. Nuovi elementi per l'epigrafia lapidaria etrusca arcaica
La stele di Vicchio prende nome dal luogo del suo ritrovamento, nel 2015: il santuario di Poggio Colla a Vicchio (FI). Realizzata in pietra arenaria locale, la stele è alta 126 centimetri, con una parte superiore ben rifinita e recante diverse iscrizioni. La stele sembra essere stata iscritta quattro volte, due sui bordi e due su una faccia e il testo più lungo, forse il più antico, copre i bordi smussati in linee alternate. L’incisione costituisce uno dei tre testi religiosi etruschi più ampi finora ritrovati, insieme al Liber linteus della mummia di Zagabria e alla tegola di Capua. Fra le tre opere, è proprio la stele di Vicchio a essere la testimonianza più antica e l’unica proveniente da un contesto archeologico certo.
Data l’importanza del reperto e la complessità delle sue iscrizioni è stato avviato un nuovo progetto di ricerca internazionale: The Virtual Stele, grazie alla collaborazione fra Duke University-Dig@Lab, INKAY Technology, SMU e la Fondazione Luigi Rovati. Il progetto prevede la digitalizzazione tridimensionale della stele con due scopi: restituire al pubblico una lettura tematica e contestualizzata del modello e offrire, attraverso i dati tridimensionali ad alta definizione, una simulazione avanzata.
L’esposizione, curata da Gregory Warden e Giulio Paolucci, si avvale della collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato e della Mugello Valley Archaeological Project, un consorzio di università americane.