Novità allo shop
La Fondazione Luigi Rovati all'interno delle sue attività di valorizzazione e riscoperta di artisti poco conosciuti al grande pubblico, propone oggi Adelia Maggi e Remo Bianco.
ADELIA MAGGI comincia il suo percorso artistico in età matura, e sviluppa nelle sue ceramiche una straordinaria ricerca di colori e forme. La Fondazione ha accolto l'intera produzione dell'artista e la propone ora in esclusiva al pubblico.
REMO BIANCO, artista milanese, è presente con due opere all'interno degli spazi della Fondazione. Nell'ambito della collaborazione con la Fondazione Remo Bianco, nello shop vengono proposti dei cofanetti in ceramica realizzati da Rosenthal in tiratura limitata e numerata, ispirati alle opere più iconiche dell'artista, i Tableaux Dorés.
LE CERAMICHE DI ADELIA MAGGI
MATERIA E LIBERTÀ
Nella Brianza lombarda, una delle terre più laboriose e ricche del mondo… l’essere corrisponde al fare. Piccole imprese, grandi industrie, aziende agricole, laboratori scientifici... Il legame fra persone e cose è segnato dal lavoro; il modello antropologico è quello del laboratorio artigiano e al di là di quello che si fa, il fine ultimo è quello di essere utili e creativi. Adelia è della Brianza, di Limbiate, e la sua ceramica rappresenta bene questo intreccio fra lavoro e creatività. Figlia, come molti lì, di industriali che vivevano per e dentro l’azienda, voleva fare altre cose: da piccolissima dipinge, copia e poi comincia a creare forme immaginarie. Quello che le interessa di più è il colore: come usarlo e come inventarlo.
Voleva frequentare l’accademia di Brera. Ma la famiglia, buona e protettiva, non si fidava di questi mondi strani e pericolosi per la loro ultima arrivata. Così, aspettandola, la conduce allo studio tradizionale (in collegio): liceo classico e poi filosofia. Il talento rimane sopito e aspetta qualche buona occasione… Così quasi nella maturità, già mamma, ricomincia a dipingere e riparte da dove aveva lasciato a quattordici anni. Prima copia i grandi classici (Bruegel prima e Van Gogh poi… sono i suoi preferiti) e poi si concentra nel suo mondo: colore e forme destrutturate.
Subito alcune mostre e qualche “attenzione” sorpresa per questa nuova pittrice, signora. Un nuovo dripping, un nuovo Pollock dicevano alcuni critici come Claudia Gianferrari. Lei non rispondeva… sorrideva: “Non so... mi viene… provo”. E sanciva il suo modo raro d’essere: umiltà nella sua ricerca di estetica sostanziale, che corrispondeva alla sua propria estetica di donna. Ripugnava tutto ciò che era narcisismo e chiacchiericcio sull’arte. È così che arriva alla ceramica, il suo approdo, il suo vero mondo perché “… uso le mani, sento la terra… perché io, in fondo, sono una contadina”. Non una battuta snob… lo pensava, e questa era Adelia. Si iscrive a una scuola professionale (popolare a Milano in Corso Vercelli) e poi subito lavora da sola in un piccolo laboratorio. Riprende la ricerca sul colore, soprattutto sul nero, sui bruni, sul rosso, e sull’invenzione di nuovi codici cromatici. E poi salda il tutto con la ricerca morfologica, su strutture che, trainate dal colore, oscillano dal piccolo al grande. Il vaso, il bicchiere, il contenitore, il piatto… diventano funzioni e oggetti non determinati. Simmetricamente al colore cerca nella destrutturazione figure nuove, forme accidentali nella negazione della “forma”. |
E alla fine realizza uno stile di sperimentazione: la ricerca sul rotondo diventa sviluppo di onde, di fluido e indefinito. Si arriva dove non ti aspetti… la ceramica di Adelia è jazz: c’è una partenza, un linguaggio… ma poi c’è l’improvvisazione…
“Quando comincio… non so come finisco e cosa realizzo alla fine. Voglio essere libera!”
La libertà… la ricerca di Adelia: l’arte nella ceramica gliene ha restituita un po’.
(Mario e Matteo Abis)
REMO BIANCO - TABLEAUX DORÉS
Cofanetto in porcellana Rosenthal, d’après Tableaux Dorès
Tiratura limitata e numerata
L’ARTISTA
Nato a Milano nel 1922 e scomparso nel 1988, Remo Bianco è stato un artista italiano noto per la sua incessante sperimentazione e innovazione estetica e concettuale. Allievo di Filippo de Pisis, iniziò la sua carriera negli anni ‘30 frequentando l’Accademia di Brera. Influenzato dallo Spazialismo di Lucio Fontana e dal Movimento Nucleare, Bianco si distinse per l’uso di materiali non convenzionali, come vetro, plastica e metalli. Tra le sue opere più celebri figurano i Tableaux Dorés, arricchiti da foglie d’oro, le Impronte, calchi di oggetti quotidiani, le Sculture Neve, simboli di un tempo sospeso, e le Opere 3D, realizzate con materiali stratificati per creare effetti di profondità e trasparenza.
I TABLEAUX DORÉS Remo Bianco realizzò i primi quadri della serie Tableaux Dorés nel 1957. Le opere di questa serie erano prodotte ricoprendo con un monocolore la superficie di un collage, applicando quindi dei foglietti di oro zecchino e dipingendo infine la tela a due colori quasi fosse un araldismo. I Tableaux Dorés, che costituiscono uno dei cicli più noti e duraturi dell’artista, risaltano per la luce che emana dalle tessere dorate, le cui superfici irregolari fanno da contrappunto alla preziosità e fragilità delle foglie d’oro. |